angurie e meloni


L’orto non ha prodotto molto quest’anno, anche a causa del poco tempo che siamo riusciti a dedicargli e delle lumache che si sono mangiate gran parte delle piante (soprattutto le foglie dei piselli)
Il basilico, piantato in una zona troppo ombrosa, non è reistito all’acqua delle piogge di maggio..
Abbiamo piantato 4 piantine di meloni e angurie nella parte più soleggiata, che hanno prodotto 3 meloni e 2 anguriette, molto saporite!
I lavori all’orto sono serviti però anche per tenere pulito il terreno e permettere così alla signora Luciana e ad un’altra vicina di seminare e piantare altri ortaggi, come pomodorini e piante aromatiche.
Tra poco…si riparte!!

Immagini dal nuovo orto…

I primi lavori all’orto di Porta a Mare: creazione dei cumuli con la pacciamatura di cartone e erba secca. In questo cumulo sono stati seminati agli e insalate varie.

CONSOCIAZIONE DEI PISELLI

Nel nostro nuovo pezzo di terra stiamo pensando alle future semine! In luna crescente in questo periodo si semina il pisello…sicchè la domanda è: qual è la consociazione consigliata?
Le piante consigliate sono: ANETO, CAROTE, CAVOLI, CETRIOLI, FINOCCHIO, LATTUGHE, MAIS, RAMOLACCI(dovrebbero essere le rape) & RAVANELLI, SEDANO, ZUCCHINE . Tuttavia di questa stagione la semina più indicata tra le possibili consociazioni è il rapanello. Il pisello essendo una leguminosa ha la proprietà di ospitare nelle sue radici dei batteri azoto fissatori, in grado di rendere fertile il terreno dove il pisello è cresciuto. Quindi in linea di massima la pianta che consociamo deve avere il massimo sviluppo nel momento in cui il pisello muore. Tuttavia è sconsigliato consociarci : aglio, cipolle, fagioli, patate, pomodori, porro.
Un dubbio sui ravanelli: l’ombra che i piselli crescendo gli faranno sarà un fattore positivo o negativo?

Qui due link interessanti sul tema:

http://www.civiltacontadina.it/modules/smartsection/item.php?itemid=12
http://www.informatoreagrario.it/ita/riviste/vitincam/09vc01/coltivazione-ortaggi-diversi.pdf

Come combattere le lumache in modo biologico

Da qualche giorno ci siamo accorti che tutti i germogli di cavolo e carote che avevamo seminato in vasetti sotto la nostra serra erano “rasati a zero” e mangiucchiati. Una malattia ci sembrava strana sicchè, guardandoli meglio, ci siamo accorti che c’era un po’ di bava sulle foglie….LE LUMACHE SE LI ERANO MANGIATI!!!
Leggendo in vari libri di orticoltura biologica, abbiamo scoperto che le lumache sono particolarmente attratte dall’odore e dal gusto delle carote, mentre evitano le cipolle (infatti i germogli di cipolla non erano stati toccati): anche per questo è altamente consigliata la consociazione cipolle-carote, di modo che l’odore poco gradito delle cipolle tenga lontane le lumache anche dalla carote.
Abbiamo seguito uno dei metodi classici dell’agricoltura biologica per allontanare le ghiotte lumache e salvare così il (poco) salvabile: dei piccoli recipienti contenenti birra interrati vicino ai germogli. Si dice infatti che le lumache, attratte dall’odore della birra, vi si immergano finendo così per affogare. Abbiamo provato e infatti il giorno seguente abbiamo trovato una povera lumaca affogata. Cliccando su questo link potrete scaricare un utile documento che contiene consigli per sbarazzarsi di lumache e limacce in modo biologico e non (preferiamo quello bio noi però!)

Alcune linee guida


Quando siamo arrivati per la prima volta nel frutteto non riuscivamo a districarci dai rami che si intrecciavano tra di loro e con loro i nostri corpi…il selvaggio che avanzava. Dovevamo decidere i lavori da effettuare e decidemmo che la potatura degli alberi, insieme al taglio delle erbe infestanti erano la prima cosa da fare. Iniziammo la potatura quando già gli alberi erano in ripresa vegetativa e le giornate di settimana in settimana si allungavano visibilmente. Ricordo di quando la vite aveva fatto da cappello all’enorme fico all’estremità del canneto. Eravamo arrampicati in cima all’albero, tirando a più non posso i rami della vite. Sembrava di avere a che fare con dei tentacoli di una enorme piovra che si erano avvinghiati alla preda risucchiando luce ed aria. In quel momento ho alzato lo sguardo e mi convinsi che la stagione stava cambiando: il sole al tramonto era più vivo che mai.

La VITE fu la prima pianta che iniziammo a potare. Abbiamo iniziato l’avventura con il bagaglio nozionistico tramandatoci dai nostri genitori ed alle informazioni acquisite durante le giornate di potatura con alcune persone del gas di Calci. La vite si dice che vada potata prima che tagliandola, pianga. Difatti quando ricomincia la ripresa vegetativa, nella pianta inizia a scorrere con vigore la linfa. Nella vite questo processo è più visibile che in altre piante da frutto che abbiamo potato. Molti rami erano secchi, per cui la difficoltà stava nel capire quanto della pianta dovevamo tagliare, distinguendo il ramo secco da quello verde. Per far ciò abbiamo potato procedendo a ritroso: dalla fine del ramo, fino alla sua congiunzione con il resto della pianta, tagliando tutto quello che della pianta era morto. Avremmo potuto tagliare molto di più perché negli anni passati non erano state fatte potature e le piante erano cresciute a dismisura, ma abbiamo deciso di non farlo per evitare di far soffrire troppo le piante e per dare loro la possibilità di fruttificare.

La vite faceva da confine al frutteto in cui erano piantate circa 20 piante da frutto, tra cui meli, peri, susini, albicocchi, ciliegi, prugni e pesc hi. Procedemmo la potatura seguendo il criterio di dare luce ed aria alle piante. Negli anni precedenti erano cresciute talmente che era difficile camminarci sotto.  Laddove aria e luce non arriva, la vegetazione soffre e di conseguenza nessun frutto si svilupperà sulla pianta. La ripresa vegetativa era avanzata anche in questi alberi per cui ci limitammo ai tagli principali: rami secchi, rami malati, rami che invadevano piante limitrofe e rami che competevano tra di loro, polloni, succhioni. I polloni sono dei rami che spuntano dalla base della pianta e tendono a crescere con vigore; è come se la pianta si duplicasse e destinasse parte della sua forza ad un’altra pianta. I succhioni invece sono dei rami molto vigorosi che tendono a crescere verticalmente rispetto al suolo. In genere i succhioni nascono laddove precedentemente è stata fatta una potatura: la pianta per sopperire alla mancanza dovuta alla potatura reagisce. Non tutti i succhioni così come non tutti i polloni vanno eliminati, dipende dal caso, in particolare se voglio rinnovare la pianta farò un errore a tagliare il pollone, così come farò un errore a togliere tutti i succhioni perché la pianta reagirà con dei nuovi.

Luglio: semine, raccolti e lavori

Semine:

Con la Luna calante, per chi sceglie di seguire le fasi lunari si comincia con la semina in semenzaio all’aperto: cavolo cappuccio autunnale o invernale precoce,scarola, indivia riccia, cicoria, lattuga.

Sempre a luna calante, ma a dimora, cioè già nel luogo in cui si desidera far crescere le piante, in campo o in orto, barbabietola e finocchio.

A luglio in luna crescente invece:
A dimora,agretto,fagiolino e fagiolo nano, ravanello, zucchina e prezzemolo.
In semenzaio, cavolfiore precocie.

Raccolti:

In questo mese si raccoglie:
Melanzana, peperone, zucchino, fagiolino, fagiolo, lenticchia, barbabietola, cavolo cappuccio, pisello, patata, indivia riccia, indivia scarola, melone, cipolla colorata, cipollina.  Pomodoro, cetriolo, sedano e basilico.

Lavori:

Si rammenta di togliere le femminelle ai pomodori e cimarli, meglio se l’operazione è effettuata a luna calalnte. Anche i cetrioli vanno cimati sempre a luna calante, lo stesso vale per melone e anguria.

In questo mese si effettua inoltre la raccolta delle piante aromatiche e officinali che si desidera essiccare.

Ad esempio la Calendula che ha forti proprietà antinnfiammatorie e con cui si possono produrre utilissimi oleoliti e creme.

Le fasi del compost

In primo luogo quello che proponiamo deriva dalla lettura di vari appunti della Rete Autonoma Oaxaqueña per la Sovranità Alimentare e dall’incontro con un compagno messicano di Morelos che in diverse riunioni del gruppo ci ha spiegato il progetto di fertilizzante naturale che con il suo collettivo sta portando avanti nello stato messicano di Morelos per sostenere i contadini poveri.

Fatta la doverosa premessa iniziamo a descrivere le fasi del compost:

Materiale necessario:
– un recipiente grande (un bidone) o 2 cassette
– tavolette, rami, erba, foglie secche
– letame/stallatico
– cenere
– bucce di arancia/limone

Costruzione del contenitore:
E’ necessario avere un recipiente che sia su due livelli oppure si utilizzano 2 recipienti uguali più piccoli.
– per il primo caso: ad esempio, in un bidone di plastica costruire a 30-40
centimetri dal fondo una base composta da tavolette distanziate un paio di centimetri l’una dall’altra; questo serve per avere una base su cui aggiungere da sopra le sostanze per la formazione del compost così che, una volta che il tutto viene rimestato, il compost maturo che è simile a terriccio cade giù dalle fessure e può essere comodamente raccolto da sotto con una pala e utilizzato.
– per il secondo caso (se non si possiede un bidone/compostiera o se lo spazio in cui realizzare il compost è ristretto): occorrono due recipienti di uguali
dimensioni, ad esempio due cassette di plastica; sul fondo di uno vanno messi
rametti erba e foglie secche in modo da evitare che il materiale cada dai buchi della cassetta.

Gli strati di partenza:
1. Fare un primo strato di terra di sottobosco, quella più superficiale e quindi ricca di sostanze organiche (si raccomanda di non raccogliere quella di sottostante ai pini che è molto acida!).
2. Coprire con uno strato di cenere di caminetto o stufa a legna,  precedentemente setacciata in modo da evitare di far cadere i pezzi di legno non del tutto bruciati.
3. Coprire con uno strato di letame, meglio se stallatico.
4. Coprire con uno strato di bucce di arancia e/o limone. Questo strato serve anche per prevenire la formazione di cattivi odori.
5. Concludere con un altro strato di terriccio di bosco.
Nel caso dei due recipienti uguali, riempire del tutto il recipiente già preparato con lo strato di rametti e foglie secche, con i 5 strati descritti terminando con un ulteriore strato di rami e foglie secche di modo da  mantenere l’umidità e favorire il processo di capovolgimento nel recipiente vuoto senza perderne il contenuto.

Girare il compost:
Ogni 4/7 giorni occorre smuovere il compost.
Nel caso della compostiera si può girarlo con un pala; nel caso delle 2  cassette si rovescia il contenuto di un contenitore nell’altro.
Perché il compost va smosso?
Perché è necessario favorire il processo di maturazione del compost nella maniera più uniforme possibile fra i vari strati.
Se non venisse capovolto nel caso delle due cassette o se non venisse
girato con una pala nel caso di un cubo/compostiera, maturerebbe
quello sotto e rimarrebbe intatto o semplicemente si ricoprirebbe di
muffa quelo sopra.

Il compost è pronto!
Se ogni 4/7 giorni si mescolano questi strati nel giro di un paio di
mesi circa abbiamo il primo compost maturo.
A questo punto una parte può già essere utilizzato per concimare qualche
pianta, mentre l’altra può essere lasciata come base per iniziare ad aggiungere gli scarti della cucina!

Cosa aggiungere nella nostra cassetta/compostiera
Scarti di cucina, facendo attenzione a evitare i cibi cotti, soprattutto pasta e
riso, che non favoriscono una buona riuscita del prodotto finale.
Se si inseriscono molte cose umide, ad esempio scarti di frutta o verdura, è importante cercare di equilibrare con l’aggiunta di cose più secche: chi mangia la carne può aggiungere qualche osso di tanto in tanto;
chi invece è vegetariano per esempio può aggiungere bucce di fagioli essiccate.
Risulta comunque importante cercare sempre di mantenere un equilibrio
nella composizione del compost che deve rimanere umido, ma non troppo
e che non deve secernere cattivi odori che sono indice di qualche carenza.
Anche quando si aggiungono gli scarti del cibo, risulta importante di tanto in tanto tenere presenti gli strati descritti all’inizio in modo da favorire il processo di formazione del compost.

Quanto descritto si basa su una prima esperienza empirica di realizzazione del compost da parte dei membri del gruppo Autogestione Orti Pisa e non affonda radici in una preparazione tecnico-scentifica.

Buon orto a tutt@!

Benvenuti nel blog del Gruppo Autogestione Orti di Pisa! Da questo blog potrete seguire le nostre avventure con la natura e le nostre scoperte orticole, frutticole, culinarie, ecc. Ci auguriamo che possiate imparare, come noi, a capire la natura e saper coltivare cose sane e biologiche, condividendo saperi e lavoro. Buona lettura!